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Cialde monodose in carta filtro confezione 150pz Miscela Decaffeinato

36.60

Cialde monodose in carta filtro compostabile gluten free confezionate in atmosfera protetta e controllata attraverso film in alluminio tristato.

Miscela composta esclusivamente dai migliori caffè decaffeinati 150 pz

10 disponibili

COD: MD150PCM Categoria:

Descrizione

Per chi vuole “eccitarsi” ma solo di gusto. 150 pz

 

Il caffè decaffeinato

Ormai un “grande classico” quasi come quello normale, il caffè decaffeinato viene consumato abitualmente da un’alta percentuale della popolazione ma, come per tutte le cose, dicerie e leggende metropolitane si sprecano… Oggi vi sveleremo tre fatti che riguardano questa bevanda tanto apprezzata, ma spesso ingiustamente accusata.

Perché molte persone preferiscono il decaffeinato?
Più che una preferenza, quella di bere il caffè di decaffeinato è una necessità, in quanto il normale caffè contiene un alcaloide, la caffeina, che ha un azione stimolante sul sistema nervoso centrale e, in caso di soggetti sensibili o sofferenti di alcune patologie, può causare: nervosismo, tachicardia, insonnia, innalzamento dei valori pressori.
Un soggetto adulto sano può tranquillamente consumare fino a 400 mg di caffeina al giorno (4-5 tazzine di espresso) mentre in molti casi è consigliabile farne un uso minore o addirittura evitarlo del tutto. Per questo motivo, già agli inizi del ’900 si cominciarono a mettere a punto sistemi per estrarre la caffeina dai chicchi non ancora tostati, e permettere ai suoi estimatori di consumarlo comunque.

Caffè: come si fa a “decaffeinarlo”?
Negli anni, di tecniche per eliminare la caffeina da questa bevanda ne sono state messe a punto molte, tentando il più possibile di mantenerne intatte le caratteristiche di aroma e di gusto:

Procedimento con solvente organico: il procedimento più antico di “decaffeinizzazione” avviene immergendo in acqua i chicchi per farli aumentare di volume e rendere più facile l’estrazione della caffeina tramite il lavaggio in un solvente organico.
Procedimento con acqua: i chicchi vengono immessi in acqua calda che viene poi filtrata tramite dei carboni attivi in grado di bloccare la caffeina. Come metodo è il più naturale.
Procedimento con anidride carbonica: è uno dei procedimenti più utilizzati attualmente, anche se più complesso, e consiste nel trattare i chicchi con del vapore, inserendoli poi in speciali cilindri dove viene immessa anidride carbonica a temperatura e pressione specifiche, che estrae selettivamente la caffeina. Grazie a questo metodo, che non implica l’utilizzo di solventi spesso additati come nocivi, si riesce inoltre a non intaccare quasi per niente le caratteristiche originali del caffè.

Per ottenere un decaffeinato si estrae la caffeina dal chicco ancora verde, trattandolo successivamente con processi del tutto simili a quelli utilizzati per il normale caffè. Si stima che il decaffeinato sia bevuto regolarmente dal 12% dei consumatori di caffè, mentre il 30% ne farebbe un uso saltuario. Come abbiamo visto, il deca rappresenta un’alternativa sicura e valida, anche se non se ne dovrebbe abusare.

Pur evitando insensati allarmismi, è lecito chiedersi se il caffè decaffeinato fa male. Infatti, i diversi procedimenti utilizzati per eliminare la caffeina – in genere poco conosciuti dalla gran parte dei consumatori – tendono a suscitare dubbi sulla loro salubrità. In un recente approfondimento sulla conservazione del caffè, abbiamo fatto chiarezza sugli accorgimenti da seguire per mantenere al meglio l’aroma delle miscele. Questa volta, cercheremo di saperne di più sulla decaffeinizzazione e sulla sua applicazione.

Prima di capire se il caffè decaffeinato fa male, è utile definire esattamente il prodotto e conoscere meglio i procedimenti adottati per eliminare la caffeina. I primi esperimenti di decaffeinizzazione risalgono agli inizi del Novecento, quando il tedesco Ludwing Roselius – fondatore della Hag – ideò un metodo che fece scuola. Utilizzando il vapore, il caffè veniva reso più poroso. In seguito, un trattamento con solventi organici privava i grani dalla caffeina. Nel corso del tempo, i procedimenti si sono evoluti e diversificati, perseguendo l’obiettivo di eliminare l’effetto stimolante senza alterare l’aroma della bevanda.

Come si toglie la caffeina?
Chi si chiede se il caffè decaffeinato fa male, in genere guarda con diffidenza i metodi industriali impiegati per togliere la sostanza stimolante. Nella miscela arabica tradizionale, la caffeina non supera l’1,5%, mentre nel caso della robusta – meno pregiata – il contenuto può arrivare al 4%. Il deca, a prescindere dalla tipologia di partenza, non deve contenere più dello 0,1% di caffeina. Le tecniche per ridurre la presenza di questo alcaloide – praticate sempre prima della torrefazione dei chicchi – si differenziano fra loro, soprattutto per le sostanze impiegate.

Il caffè decaffeinato fa male?
Anche se i dubbi sulla salubrità del deca sono abbastanza diffusi, bisogna subito precisare che il caffè decaffeinato non fa male. I metodi estrattivi – specialmente la più diffusa tecnica dell’anidride carbonica – sono innocui per l’organismo. Nessun ente per la salute pubblica ha mai evidenziato problematiche significative dal punto di vista epidemiologico e sanitario. Risultano infondati i presunti effetti negativi sul colesterolo e sul sistema cardiovascolare.

Informazioni aggiuntive

Peso 1.90 kg